Nel 1962, appena ventunenne, tiene una mostra personale alla Galleria del Fiorino a Firenze, dopo essere
stato presente nel 1960 al Premio San Fedele a Milano, al Premio Termoli e nel 1962 al Premio indetto dal
Ministero della Pubblica Istruzione e tenutosi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Donzelli è
riuscito ben presto a scavalcare i confini nazionali, esponendo in numerose mostre personali e collettive
anche all’estero.
Nucleo del processo creativo di Bruno Donzelli è lo sguardo verso il passato con l’occhio del presente, grazie
al quale identifica la memoria attraverso il recupero ludico di una storia fruibile da tutti. Contemplare i lavori
del Maestro, significa viaggiare nel tempo all’interno di tutta l’arte contemporanea del XX secolo. Un gioco
di citazioni tridimensionali che escono dai limiti della tela e vanno verso lo spettatore con la densità materica
e cromatica che è essenza delle sue opere. Le scritte, l’uso del colore, talvolta l’impiego di oggetti applicati
direttamente sulla tela, rendono un suo quadro immediatamente riconoscibile per chi un minimo ha vissuto
o si è appassionato alla scena artistica contemporanea napoletana; una scena che soprattutto a cavallo tra
gli anni ’70 e gli anni ’80 ha vissuto un periodo di assoluto rilievo all’interno del panorama artistico-culturale
italiano.